venerdì 28 marzo 2008

Anche cane e gatto possono soffrire di epilessia

Epilessia: termine che, ancora oggi, suscita ancestrali timori, perché un tempo (e neanche lontanissimo) era associata a possessioni demoniache, tanto che le improvvise crisi della "Malattia Sacra" erano imputate a incursioni del demonio nell'anima di chi ne soffriva. Da decenni ormai sappiamo che la vera epilessia è una malattia neurologica di natura ancora incerta che si esprime con crisi dovute a vere e proprie scariche elettriche che provocano una sorta di cortocircuito nei centri cerebrali. Per fortuna, negli ultimi anni la farmacologia e, più recentemente la chirurgia, hanno fatto passi da gigante e sono pochissimi i soggetti sfortunati che non rispondono bene alle cure.
La "malattia sacra" colpisce anche i felini - Se nel gatto l'epilessia è molto rara, nel cane invece è molto frequente, anche se è necessario fare una distinzione netta tra l'epilessia e le crisi convulsive che, essendo molto simili alle crisi epilettiche, possono essere erroneamente diagnosticate. Mamma gatta a rischio - Facciamo qualche esempio: un abbassamento del calcio nel sangue, come può accadere nella femmina che allatta un notevole numero di cuccioli, può dare luogo a crisi convulsive e spasmi tetanici che nulla hanno a che fare con il "mal caduco". Basta una fleboclisi di gluconato di calcio per far cessare tali crisi e restituire la puerpera al suo pieno stato di salute. Se la causa delle convulsioni è l'ipoglicemia - Un altro esempio è l'abbassamento degli zuccheri nel sangue (ipoglicemia). Che accada per un eccesso di insulina terapeutica o secreta da tumori delle isole pancreatiche, come gli insulinomi, una ipoglicemia può scatenare crisi convulsive che apparentemente simulano l'epilessia. Idem la febbre molto elevata, specie nei cuccioli (come nei bambini). Se la vittima è il cucciolo di cane - Di norma l'epilessia compare nel cane in età giovanile, tra 1 e 5 anni, e può avere diversi andamenti. Possono presentarsi rare ed occasionali crisi, anche severe, ma di breve durata che non lasciano alcun segno già pochi minuti dopo l'attacco, mentre possono presentarsi crisi gravi, lunghe e frequenti precedute da una sintomatologia sfumata (che il proprietario spesso impara a riconoscere), detta "aura" e da intontimento nelle ore successive alla sua cessazione (postitto).Le razze più soggette - Vi sono alcune razze più colpite di altre: ricordiamo il Barbone, il Pastore tedesco, il Bassethound e il Cocker Spaniel, tra queste ed è accertata una sua familiarità se non ereditarietà.La diagnosi - Un esame neurologico (mai effettuato durante e subito dopo una crisi) e una batteria di esami del sangue volti ad escludere malattie in grado di causare crisi convulsive fuorvianti, permetterà di diagnosticare l'epilessia e di impostare una cura che si avvale oggi, per il cane, di quella pietra miliare che sono i barbiturici, mentre, nei casi più ostinati e ribelli, associazioni di potassio bromuro e altri farmaci riescono, se non a guarire, a contenere le crisi in un numero annuo ragionevole. La terapia - Per chi possiede cani epilettici l'unica cosa da fare durante una crisi è somministrare, per via rettale (mai niente per bocca o per iniezione) il Diazepam che si trova già pronto nell'apposita siringa da clisma. L'insorgenza di crisi convulsive in cani adulti o anziani è una decisa indicazione per effettuare una risonanza magnetica, oggi alla portata (anche di borsa) in campo veterinario. Purtroppo molti tumori cerebrali si esprimono con crisi similepilettiche. Fonte: Tiscali Animali

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