sabato 6 ottobre 2007

Cani e gatti nei luoghi pubblici

Ecco la differenza tra paesi più o meno civili
Pochi giorni fa, mi trovavo in fila alla cassa di un supermercato. Mi accorgo che si è formato un capannello di persone attorno a un passeggino tenuto stretto da un'anziana signora. Mi avvicino al gruppetto, un po' per vedere se occorre aiuto e un po' per curiosità. La "nonna" sta apparentemente bene e dimostra una buona situazione neuronale perché discute, mediante un invidiabile eloquio, con una cassiera che fatica ad arginare un torrente di parole, espresso in modo civile quanto autoritario.
A questo punto non mi resta che dare un'occhiata all'oggetto del contendere. Tra panni e copertine, spunta un piccolo musetto con due orecchie pelose che sgrana gli occhi senza profferire verbo. D'altronde difficilmente avrebbe potuto prendere parte alla discussione, e non tanto per l'età, quanto perché più che abbaiare non gli sarebbe uscita parola alcuna dalla gola. Si trattava infatti di un minuscolo Yorkshire, straniero senza permesso di soggiorno in quel luogo dove, sulla porta d'entrata, abbondano i cartelli con una barra rossa sulla silhouette di un cane: "Io non posso entrare".
Quando l'anziana esce, la raggiungo e scambio due parole. Si tratta di un'insegnante universitaria in pensione, che vive sola attanagliata dalle sue artrosi. Mi spiega: "Dove lo lascio il cane, quando vado a fare la spesa? Lo lego in strada al palo che sostiene il cartello del divieto di parcheggio? Sa, io ne approfitto per fargli fare i suoi bisognini (e mi mostra sacchetto e paletta) e fare la spesa in un'unica uscita. Ho due piani di scale da fare e le assicuro che, per le mie articolazioni, è un vero tormento. Cosa sosterrebbe a questi colossi della distribuzione mettere all'entrata pochi box sorvegliati, dove potere "parcheggiare" il proprio cane?"
Il problema dell'accettazione di animali domestici, all'interno di luoghi e mezzi pubblici, sale, ogni tanto, agli onori della cronaca magari quando c'è di mezzo una persona nota. Il recente episodio di Belle, il cane della mamma di Serena Grandi, rappresenta un esempio illuminante. Belle, un piccolo Carlino di 9 Kg, aveva un biglietto per viaggiare, accanto alla sua proprietaria, su un bus che partiva da Bologna e arrivava a Napoli. A Napoli ci è arrivata, morta purtroppo perché l'autista si è rifiutato di prendere il cane a bordo, se non stivato nel bagagliaio tra valige e zainetti, dove un colpo di calore ha messo fine alla sua vita e ha ferito gravemente la signora Faggioli in uno dei suoi più profondi affetti. Il bus era mezzo vuoto e dotato d'aria condizionata.
Posso capire che vi siano luoghi pubblici dove debba essere interdetta l'entrata per gli animali domestici, ma rimane incomprensibile, per un paese civile, questa sorta di atavico terrore nell'ospitare i cani in esercizi commerciali, ristoranti, alberghi, spiagge, taxi, bus, treni e aerei, anche quando gli animali sono bene educati, come i loro proprietari. In Germania, Austria, Svizzera, Francia, nessuno si scandalizza se un barboncino dormicchia sotto il tavolo del ristorante. Qui esce immediatamente il proprietario che farfuglia, quasi tarantolato, di malattie, pericoli e improbabili tragedie. Anche da questi comportamenti si nota la differenza tra paesi più o meno civili.
Oscar Grazioli (Da tiscali.animali.it)

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