mercoledì 12 dicembre 2007
La "pet therapy" fa bene ai malati di Alzheimer
ROMA Il cane si conferma il migliore amico dell’uomo, anche di quello malato di Alzheimer, che grazie a lui migliora in attenzione, interazione con l’esterno, memoria. La Pet Therapy, ovvero la terapia diretta a soggetti con handicap, il cui scopo è di eliminare uno stato di malattia o ridurne gli effetti negativi sulla salute e più in generale di migliorare la qualità della vita e lo stato generale di benessere, ha infatti effetti concreti sui malati di Alzheimer. Sono i risultati della prima esperienza italiana di Pet Therapy sui malati di Alzheimer illustrati al Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria a Firenze. In particolare la presenza di animali domestici si riflette positivamente su alcuni parametri comportamentali e cognitivi dei pazienti affetti da Alzheimer ricoverati presso strutture ospedaliere. I risultati dell’esperienza condotta per otto anni dall’Istituto Geriatrico Cà Industria di Como, la prima di questo genere in Italia, sono stati illustrati dal dott. Giovanni Bigatello: «Nella nostra esperienza la seduta si tiene in un apposito locale, dove ognuno dei ricoverati nel Nucleo Alzheimer viene invitato ad accarezzare e a spazzolare il cane, a porgergli piccoli bocconi, a camminare tenendolo al guinzaglio. Viene inoltre richiesto di rievocare possibili ricordi ed esperienze con animali e di rispondere a domande semplici, prevalentemente inerenti l’animale. Nel complesso abbiamo riscontrato un marcato miglioramento dell’attenzione e dell’interazione tra i ricoverati, una riduzione dei disturbi comportamentali, un miglioramento del tono dell’umore e spesso un’interazione verbale pertinente al contesto. In particolare, è stato riscontrato un miglioramento statisticamente significativo nell’ambito del linguaggio. Sembrerebbe inoltre confermata una lieve riduzione delle alterazioni cognitive», ha spiegato Bigatello. Il geriatra ha sottolineato che nei pazienti dementi, il senso di solitudine e abbandono, cui consegue quasi obbligatoriamente uno stato di depressione più o meno manifesto, è uno dei problemi assistenziali maggiori. Da un recente studio pubblicato sul Journal of American Geriatric Society risulta che gli anziani possessori di animali da compagnia presentano un maggior benessere sotto il profilo psicologico e una maggior capacità a svolgere le attività della vita quotidiana rispetto ai coetanei che non posseggono animali. Altri studi segnalano effetti favorevoli sotto il profilo cardiovascolare, come una riduzione della pressione arteriosa nei possessori di cani.
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