15-01-2008
Per il veterinario molti mussulmani considerano i cani come domestici.
Si chiama Namir Abdul Fatah, è veterinario e rischia ogni giorno la sua vita per salvare gli animali che vivono nella difficile situazione irachena. Il suo furgoncino è pieno di fori di proiettile e le sue gambe portano le conseguenze dei rischi di chi decide di muoversi su un territorio così pericoloso. Fatah da anni si dedicarsi ad animali grandi e piccoli, dai cani e gatti ai pappagalli e tigri.«La gente a Baghdad - racconta il veterinario al giornalista dell’AFP - vuole ancora aver cura dei propri animali nonostante tutto. Molti mussulmani, infatti, considerano i cani come animali domestici, come "amici a quattrozampe" così come normalmente viene fatto in altre culture. Questo anche se la tradizione mussulmana considera i cani come esseri sporchi e quindi scoraggi a trattarli come animali domestici». «Ci sono molti cani di razza e costosi in città come i pechinesi - aggiunge il veterinario -. La gente però li tiene in casa e cerca di non portarli a passeggio per tutti i problemi e i pericoli di cui la città è afflitta»Fatah, 46 anni, qualificato come veterinario a Baghdad, poi specializzato in piccoli animali dopo un corso di aggiornamento nella Germania dell’Est, racconta di come sia cambiata la situazione nel dopo regime: «Era molto difficile trovare le medicine giuste sotto il regime di Saddam anche a causa della tassazione a cui erano sottoposte e delle sanzioni Onu che avevano ridotto moltissimo le importazioni. Ora posso comprare le medicine che mi servono privatamente direttamente all’estero».Durante il regime ha lavorato all’addestramento dei cani poliziotti, ma normalmente cerca di non raccontare i dettagli di questa esperienza. Ora va fiero del suo ruolo e racconta che continua nonostante i pericoli perchè sa di non essere il bersaglio della violenza in corso. Recentemente ha estratto un proiettile da un orso perchè purtroppo - nonostante i divieti e le confische delle truppe americane - il possedere un animale esotico o particolare come uccelli rari, scimmie, tigri e leoni continua a essere un vizio che gli iracheni più ricchi non perdono.Ma Fatah preferisce i piccoli animali anche se non può averne di propri perchè il suo impegno lavorativo lo tiene lontano da casa 15 ore al giorno. La sua dedizione è tale che ha anche rifiutato lavori analoghi molto ben pagati in altri Paesi come la Giordania, Emirati Arabi Uniti ed Egitto. Con lui spesso viaggia anche suo figlio di sette anni che ha già deciso di seguirne le orme professionali dando così un’ulteriore speranza per il futuro degli animali iracheni.
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