venerdì 8 gennaio 2010
Com’è nato lo standard di una razza conosciuta da tutti: il barbone
Il Barbone di Parigi
La disputa sulle caratteristiche cominciarono nel Novecento. Le taglie ed i colori
Prima di descrivere le novità che hanno caratterizzato il nuovo standard, approvato nell’aprile 2007, è curioso sapere come nacque lo standard del Barbone. Quello che seguirà è il riassunto di un’interessante e significativo capitolo di storia della razza, tratto dal libro “Le caniches et leur elevage”, scritto dalla fautrice del periodo più importante della storia di questa razza, Madeleine Jeancourt Galignani. Giudice e allevatore di medi neri, titolare dell’affisso “madjigé”. Scrivendo questo libro, la Galignani, ha lasciato a noi gran parte della sua ineguagliabile esperienza, con la speranza che il patrimonio accumulato in 52 anni di appassionante e duro lavoro lasciatoci in eredità, sia d’esempio a tutti noi, amanti della nobile razza chiamata: Barbone.
-INC dicembre 2009- Il -INC dicembre 2009- Il -INC dicembre 2009- Il -INC dicembre 2009- Il
La signorina Veriot, nota allevatrice ed energica conoscitrice della razza Barbone di quei tempi, ebbe nel settembre 1922 una bella idea, creò il primo “Club del Barbone di Parigi”. Il suo scopo era di riunire i proprietari di cani di questa razza, che da una decina di anni si era eclissata a causa delle razze diverse da quella del Barbone, provenienti in particolare dalla Germania e dalla Gran Bretagna, terriers e razze da caccia. Parallelamente al “Club del Barbone di Parigi”, venne fondato nella stessa epoca il “Club degli amatori del Barbone di Strasburgo” (C.A.C.S.). Primo presidente del C.A.C.S. fu dal 1923 al 1927, fu Burger, il segretario Birlè. Nel 1927 Birlè divenne il Presidente del C.A.C.S. che diresse fino al 1936. Questo Club si sviluppò grazie alla devozione e al lavoro dei suoi dirigenti, mentre il “Club del Barbone di Parigi”, non riuscì a svilupparsi, d’altra parte la Veriot che fu perfetta nella fondazione del Club, eccellente allevatrice e buona tecnica, si trovava confinata in provincia, troppo isolata e lontana da Parigi per risollevare le sorti. I suoi Barboni nani marroni erano molto belli, uno Gamini, fu ceduto alla Principessa Amédée de Broglie che poco a poco fece entrare questa razza nei grandi salotti. Un altro, di nome Clown, venne condotto da Jeancourt Galignani ai campionati, imponendo di anno in anno un maggior numero di Barboni. In ordine cronologico gli avvenimenti si svolsero così: nel 1928 la Veriot avvicinò al suo Club la Galignani che, con paziente lavoro, sviluppò l’attività nella regione parigina, dove si formarono piccoli allevamenti La signorina Veriot, nota allevatrice ed energica conoscitrice della razza Barbone di quei tempi, ebbe nel settembre 1922 una bella idea, creò il primo “Club del Barbone di Parigi”. Il suo scopo era di riunire i proprietari di cani di questa razza, che da una decina di anni si era eclissata a causa delle razze diverse da quella del Barbone, provenienti in particolare dalla Germania e dalla Gran Bretagna, terriers e razze da caccia. Parallelamente al “Club del Barbone di Parigi”, venne fondato nella stessa epoca il “Club degli amatori del Barbone di Strasburgo” (C.A.C.S.). Primo presidente del C.A.C.S. fu dal 1923 al 1927, fu Burger, il segretario Birlè. Nel 1927 Birlè divenne il Presidente del C.A.C.S. che diresse fino al 1936. Questo Club si sviluppò grazie alla devozione e al lavoro dei suoi dirigenti, mentre il “Club del Barbone di Parigi”, non riuscì a svilupparsi, d’altra parte la Veriot che fu perfetta nella fondazione del Club, eccellente allevatrice e buona tecnica, si trovava confinata in provincia, troppo isolata e lontana da Parigi per risollevare le sorti. I suoi Barboni nani marroni erano molto belli, uno Gamini, fu ceduto alla Principessa Amédée de Broglie che poco a poco fece entrare questa razza nei grandi salotti. Un altro, di nome Clown, venne condotto da Jeancourt Galignani ai campionati, imponendo di anno in anno un maggior numero di Barboni. In ordine cronologico gli avvenimenti si svolsero così: nel 1928 la Veriot avvicinò al suo Club la Galignani che, con paziente lavoro, sviluppò l’attività nella regione parigina, dove si formarono piccoli allevamenti scrupoli, non importava se quelli ceduti non fossero tipici e tutto ciò, fece rabbrividire i componenti del Club. L’obiettivo del Club era di controllare questo mondo canino, sorvegliando il più possibile, traendo profitto dai soggetti migliori, aventi serie origini per l’allevamento. I commercianti vendevano questi soggetti di cattive “ sorgenti “sotto il nome di Zazous in quanto, venivano acconciati con una toelettatura che nascondeva magnificamente i difetti di tipo. Tutto questo fu un disastro per la razza, i tecnici del Club del Barbone di Francia dovettero lottare molto contro questi errori. Il Club che era stato fondato, era vitale e forte, poiché alla domanda della Societé Centrale Canine, il Club del Barbone di Parigi e di Strasburgo si unirono e si realizzò così nel 1936 il “Club du Caniche de France” Esso rimase il solo Club di questa razza in Francia riconosciuta dalla Societè Centrale Canine e dunque dalla Federazione Cinologica Internazionale, per migliorare la razza e difendere lo Standard.
LE TAGLIE
Ma i problemi della signorina Galignani non erano finiti. Dovette lottare ancora molto per salvare il Club dalla disgregazione. Da allora molti cambiamenti sono stati fatti. In particolare le taglie, che in quei tempi erano tre. Per esempio la taglia nana che partiva da un minimo di 28 cm sino ad un massimo di 35 cm, la media sopra i 35 cm sino ai 45 e la grande mole sino ad un massimo di 55 cm. All’inizio degli anni 80 venne riconosciuta la taglia Toy che non doveva superare i 28 cm al garrese. Anche i colori erano solamente tre: bianco, nero e marrone. Negli anni 60 venne aggiunto il grigio e nel giugno del 1976 all’assemblea di Innsbruck viene ammesso il colore albicocca. Nel frattempo molti Club di varie Nazioni affiliate alla Federazione Cinofila Internazionale, chiedono di modificare e migliorare ulteriormente lo Standard. Il Club du Caniche de France, presieduto da Jean Jacques Dupas, nel 2006 deposita la nuova bozza, presso l’ufficio degli Standard della FCI Nell’aprile dell’anno 2007 lo Standard viene approvato e pubblicato sul giornale ufficiale. Sostanziali modifiche vengono fatte nella taglia, colori, denti e coda. Alla taglia Toy in particolare, viene data una misura minima di 24 cm che prima non c’era (accettata sino a 23 cm se il soggetto riproduce quasi perfettamente i caratteri tipici e ricercati della razza). Una decisione significativa presa in particolare per contrastare quelli che, pur di soddisfare le richieste del molto piccolo, producono soggetti soprannominati Tea-cup (tazza da the) … lascio a voi immaginare il perché. Oltre alla salute di questi piccoli animali, c’è anche il rischio di cancellare tanti anni di duro lavoro di selezione fatto da allevatori ed estimatori della razza, seri ed onesti, riportando alla luce quei difetti così detti “di nanismo” tipo il cranio globoso, mancanza di cresta occipitale e occhi sporgenti, muso molto corto con profilo superiore e tartufo che guardano all’insù, stop molto marcato e mancanza totale di solco frontale. Per le altre tre taglie non vi sono variazioni di rilievo se non la riconferma della taglia di grande mole ad un massimo di 60 cm e accettato sino a 62 cm se il soggetto è di notevole qualità. Nel caso il soggetto sia inferiore ai 23 cm o superiore ai 62 cm è difetto eliminatorio.
I COLORI
Al nero, marrone, bianco, grigio e albicocca o fulvo arancio ne è stato aggiunto un sesto, il fulvo rosso o semplicemente “red”. Il nero deve essere un nero lucente senza opacità. Guardando in trasparenza le punte del mantello possono intravedersi leggerissime sfumature rossastre che sono accettate, non preferite ma, assolutamente non nero corvo o con sfumature blu. La pelle è di colore azzurro pallido o più scuro. Il marrone deve essere deciso, piuttosto scuro, uniforme e caldo ma, mai deve dare l’impressione che vi sia del nero o bruno. La pelle è quasi color nocciola o leggermente più chiara. Il bianco non deve essere di colore “bianco ghiaccio” quasi fluorescente, deve essere esente da sfumature crema o grigiastre. E’ ricercata la pelle argentata, non deve avere una tonalità violacea. Il grigio deve essere il più possibile uniforme, di tono sostenuto, non deve tendere al bianco, al nero o al marrone, la pelle è scura molto vicino alla tonalità del mantello sino all’acciaio. Il fulvo arancio o albicocca deve essere di una tinta possibilmente uniforme che non arrivi al fulvo pallido, sabbia, crema o rossiccio. Ora il tartufo può essere sia marrone che nero.Il colore della pelle molto simile alla tonalità del mantello. Il fulvo rosso o red, deve essere di una tinta uniforme su tutto il mantello. Il colore, non deve in nessun caso dare l’impressione che sia un fulvo arancio (albicocca). La pelle più scura di quella dell’albicocca. Tartufo da marrone scuro al nero. Sono da considerare eliminatori tutti i colori non previsti dallo Standard. Recentemente la Commissione Esposizioni della FCI ha chiesto al Comitato Generale FCI di prendere severe misure contro tutti quei Paesi che iscrivono nelle varie classi e sotto il nome di Caniche (Barbone) soggetti bicolori sottolineando che la Francia è il detentore dello Standard e il Barbone è unicolore.
I DENTI
Resta fondamentale che gli incisivi e i canini devono essere tutti presenti e ben allineati, per quanto riguarda i premolari sono stati fatti aggiornamenti e cioè: la mancanza di due PM1 e del M3 non è da considerare difetto. La mancanza di uno o due PM2 se sono simmetrici, è considerato leggero difetto ma, è considerato difetto grave se non sono simmetrici. La mancanza di un PM3 o un PM4 oppure di un Molare è un difetto eliminatorio come pure la mancanza di un incisivo o di un canino, fattori indispensabili per mantenere un buon parallelismo delle facce laterali del muso e un corretto allineamento della mandibola superiore con quella inferiore.
CODA
Per quanto riguarda la coda sono state apportate modifiche sostanziali ma, sicuramente alimenteranno ancora discussioni e forse ulteriori modifiche allo standard. Il motivo è molto semplice : se è vero che la coda del Barbone è sempre stata volutamente mozzata è altrettanto vero che non abbiamo storia che indichi una coda perfettamente diritta o quasi, per tutta la sua lunghezza pertanto, non possiamo pretendere ciò che la natura in gran parte non dà. E’ importante precisare invece che è rilevante l’inserimento alto, la direzione di 45°dei primi dieci cm della coda stessa, senza però ricadere completamente sul dorso. Difetto gravissimo ed eliminatorio è quando viene portata completamente appoggiata al dorso o portata lateralmente.
TOELETTATURA
Molto bella è la toelettatura denominata “Scandinavian Clip” o “Terrier clip” che è stata approvata e pubblicata nei primi di settembre di quest’anno sulla rivista ufficiale del Club du Caniche de France. È una toelettatura alla moderna con orecchie e coda rasata. Da anni ormai toeletto i miei Barboni con questo stile, al termine della loro carriera. Possono giocare e correre nella massima libertà, senza pericolo di rovinare il mantello. Questa toelettatura potrà essere usata in expo solo per la classe Veterani. La toelettatura moderna finalmente è stata riconosciuta e accettata anche ai fini del Campionato. È la stessa toelettatura della Scandinavian Clip con l’aggiunta del pon-pon sulla coda e le orecchie ben frangiate. Attenzione: non stiamo parlando della tosatura che spesso vediamo nelle nostre strade, il Barbone non è una pecora. Stiamo invece parlando di una toelettatura che segue precise regole dettate dallo Standard e che a mio parere va incentivata, ha il suo fascino e molto apprezzata da tutti o quasi. Detto questo, se è vero che lo Standard è una traccia, e sicuramente lo è, come spesso ricorda la mia Professoressa Marisa Brivio Chellini, uno dei massimi esperti della Cinofili e Cinotecnici, mi sentirei di aggiungere a questa massima di enorme significato, che questa traccia non dobbiamo perderla, anzi, in quanto sarebbe l’inesorabile declino di tutte le razze del mondo canino. Dobbiamo inoltre riconoscere che in Italia i nostri allevatori stanno facendo un ottimo lavoro di selezione. Molti Barboni qui allevati sono esportati all’estero, oppure vengono esposti in tutto il mondo mietendo importanti successi di altissimo livello tecnico e riproduttivo. Da nord al sud, in tutte le taglie e colori. Alcuni hanno iniziato da pochi anni ad allevare e selezionare, raggiungendo in poco tempo risultati veramente sorprendenti, con tanti sacrifici, anche economici. Ognuno di noi cerca il meglio per rinnovare le linee di sangue, consapevoli che é un lavoro duro e faticoso ma che certamente darà i suoi frutti anzi … il nostro miglior prodotto. Il Barbone
Bruno Nodalli
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